venerdì, febbraio 29, 2008

...metti un martedì sera a Palermo

Desideravo parlarvi della veduta saltuaria di un tango a Palermo.
Martedì sera, complice una delle mie frequenti trasferte di lavoro in terra occidentale, ricevo la proposta di Paolo a recarci in milonga.
La milonga del martedì a Palermo è organizzata da Fiorella Giliberti e, attualmente si svolge presso il centro coreografico L’Espace in via Basile nr.3. (www.lespacepalermo.it)
Purtroppo per ragioni burocratiche la milonga al momento non è aperta al pubblico ma è riservata ai frequentatori dell’associazione e agli iscritti al corso di Fiorella. Vista la mia figura di “furasteru”è stata fatta un’eccezione e sono riuscito ad entrare. Il gruppo è piccolo, molto affiatato e ha un’impostazione classica… musica della decade de or e sequenza delle tandas in classico stile 4t-4t-4v-4t-4t-3m. Fiorella, e molti di voi già la conoscono, oltre ad essere una ballerina eccellente (l’imbarazzo era il mio!) è anche una brava musicalizadora, ballare con lei è fonte di emozione e divertimento e non da meno lo sono i suoi racconti di trascorsi porteni. Avvocato di professione, insegna tango per passione da diversi anni e, dopo aver avuto come partner di ballo e insegnamento il grande “milonguero viejo” Gerardo Quiroz ha stabilito una collaborazione continuativa con Oriel Toledo (www.azaharayoriel.blogspot.com) che, una volta al mese, si reca a Palermo presso L’Espace per lezioni di perfezionamento. Per il resto Fiorella se la cava molto bene da sola e, la cosa, come accade per tante grandi del tango (Miller, Plazaola, Shapira, Tyseira etc etc) è da sempre fonte della mia stima.
Oriel l’ho trovato davvero bravo e sarebbe interessante poterlo ospitare a Catania. Tra l’altro ho trovato su You-tube un video e l’ho postato di seguito.
Colgo l’occasione per salutare Viviana, Rosa, Paolo, Silvia e naturalmente Fiorella col pubblico invito di venirci a trovare più spesso a Catania!


giovedì, febbraio 28, 2008

Osky Casas a casa di amici...

Ho trovato per caso questi video di Osky Casas; credo che "Osky" sia volutamente un soprannome in quanto egli è l'assistente del grande e simpaticissimo Oscar Casas, famoso maestro del Beso, sguinzagliato dalla Miller spesso negli Stati Uniti e quasi mai in Europa! Osky ha la stessa impostazione del "fratello" maggiore e a me piace tantissimo. Postura apilada, stessa attenzione agli accenti ritmici e ai controtempi, quasi assenza di figure, abbraccio avvolgente della coppia. Ma la cosa che desta invidia è che i video sono girati durante una seratina con una ventina di amici e l'orchestrina (probabilmente amatoriale) che suona... quanto mi piacerebbe divertirmi così... buona visione!





martedì, febbraio 26, 2008

Tango Tres - Medialuna Tango Project

Tango Tres performed by MEDIALUNA TANGO PROJECT
http://www.medialunatango.com
this track is avalaible also on
Apple Itunes Store

Natacha Poberaj y Eduardo Villegas


Dancer: Natacha Poberaj y Eduardo Villegas
music: mala junta
Galleria Meravigli Milano
22 febbraio 2008

domenica, febbraio 24, 2008

Diffondere la passione per il tango

Avete sempre desiderato coinvolgere le altre persone?
Prendete esempio da loro ;)


per non vederlo a scatti vi ricordo che potete mettere in pause (pulsante in basso a sinistra)
e attendere che la barra di preload avanzi quasi tutta.

venerdì, febbraio 22, 2008

Stage con Susana Miller a Catania (15/16 Marzo)

Susana Miller si distingue nel mondo come la più apprezzata insegnante del tango stile “milonguero” o, come viene definito in Argentina, “apilado”. Questo stile viene ballato negli affollati club del centro di Buenos Aires. E' uno stile tipicamente sociale che enfatizza la musicalità e la relazione tra i partner. Susana ha svolto ricerche e studi sul modo di ballare dei vecchi milongueri, ognuno dei quali ha creato il suo peculiare stile di tango. E' stata capace di decifrare i loro vocabolari e combinazioni coreografiche e di trasferire questi concetti ai suoi allievi. (per approfondire continua qui)

PROGRAMMA dello stage organizzato da neotango
Sabato 15 Marzo 2008
15:30-17:00 Técnica para mujer
Postura. Equilibrio y elegancia en caminatas. Ocho atrás.Giros y tiempos de espera. Voleo. Adornos de pies. Tecnicapara giros en equilibrio.
17:15-18:45 Tango - prima parte
Sacadas, giros y voleos. Secuencias milongueras (LivelloIntermedio-avanzato)
19:00-20:30 Vals
Secuencias apropriadas para la ritmica del vals. Equilibrioen giros, tecnica de velocidad (LivelloIntermedio-avanzato)

Domenica 16 Marzo 2008
15:30-17:00 Técnica para hombre
Técnica para un bailea tierra, en equilibrio. Caminamos alo gato. Caminatas atras y adelante. Las formas y lamusicalidad del movimiento. Adornos
17:15-18:45 Tango - seconda parte
D’Arienzo bailado lentamente. Pugliese: ritmo, acentos, tiempos de espera, tensiónmusical (Livello Intermedio-avanzato)
19:00-20:30 Milonga
Milonga caminada y con traspié. Giros en milonga (LivelloIntermedio-avanzato)

Costi dello stage
1 lezione 30 euro, 2 lezioni 50 euro, 3 lezioni 70 euro, 4 lezioni 80 euro, 5 lezioni 95 euro, 6 lezioni 110 euro
Lo stage avrà luogo presso i locali del Centro Studi Danza (CSD) P.zza Tivoli 1 – Tremestieri (Catania)
Info e Iscrizioni Ennio 3397882749 oppure 3487331202 - www.neotango.it

mercoledì, febbraio 20, 2008

David Chiu e Naomi Hotta

Maestri di Tango di Los Angeles, ballano sulle note di "Santa Maria (del Buen Ayres)" in occasione della quarta edizione del Carlos Gardel Tango Award, tenutasi nel dicembre 2006.
Buona visione!

martedì, febbraio 19, 2008

Carlos Gavito y Marcela Duran

Ditemi voi se questo non è "fare l'amore" con la musica...
Io dico di si.
Non so cos'è, sarà la vecchiaia che ci rende più sensibili, sarà che col tempo il tango filtra veramente sotto pelle e diventa cosa "nostra", sarà che questi due miti mi fanno sciogliere appena accennano anche un semplice abbraccio...ma quando ho visto questo video mi sono ri-innamorata del tango (come se ce ne fosse bisogno... :-)
Buona visione a tutti.

domenica, febbraio 17, 2008

Chacarera

Un altro post che parla di “Chacarera” già ne parlammo tecnicamente QUI
Ricordiamo che è un ballo di coppia folkloristico argentino, divertente, elegante e completa sicuramente le altre forme di danza argentine quali Tango, Milonga e Vals Criollo. Le origini della Chacarera sono nella città di Santiago dell’Estero tra il 1800 ed il 1850. In essa si trovano legami con altre danze tipiche quali l’Escondito, il Marote, il Palito e Gato la cui origine pare dispersa tra le storie di quei luoghi.
La Chacarera viene ballata seguendo una disposizione frontale rispetto al partner, scandendo il tempo il tempo con le mani ed intrecciando il proprio cammino con quello del partner seguendo una coreografia semplice.

In giro, nella rete, ho trovato questo piacevole video dove si vedono ballare una signora con un bimbo il video è amatoriale e girato male ma a me nn so perche mi trasmette molto (che poi siano probabilmente mamma e figlio, zia e nipote.. o altre combinazioni nn so)

Il pezzo si intitola “Aves de libertad” di Nestor Garnica (grazie mille a Tangomaciel per avermi aiutato nella disperata ricerca di questo titolo)
Buona visione.. ;)



QUI lo stesso brano ballato al CataniTangoFestival2007 (ElIndio y Saborido - Cardozo y Klurfan - Antar y Trubba - Ojeda y Romero)
Nestor Garnica
Aves de libertad (chacarera)

PARA EL DOLOR COPLITAS DEL CORAZÓN
PARA EL AMOR EL CALOR DE SUS MANOS.
SIN OLVIDO EL PUEBLO PUEDE CRECER
LA IGNORANCIA ES LA FALTA DEL SABER.
NUNCA PODRÀS ESCONDER UNA VERDAD
MAS SIN PIEDAD MATANDO A TU CONCIENCIA.
CHACARERA NO ES SÒLO PARA BAILAR
LOS CANTORES SON AVES DE LIBERTAD.
estribillo

QUIEN PUDIERA ESTE SUELO GOBERNAR
SIN MENTIRAS TAL VEZ EN OTRA VIDA.
MI ESPERANZA ,QUE LOS NIÑOS TENGAN PAN
QUE LOS PARIÒ QUE TENGAN UN DIGNO HOGAR.
EN LAS CALLES UN GRITO DE JUSTICIA
MARCHANDO VAN MIS HERMANAS SANTIAGUEÑAS.
CHACARERA NO ES SÒLO PARA BAILAR
LOS CANTORES SON AVES DE LIBERTAD.

mercoledì, febbraio 13, 2008

Tango Crash

Vagando per youtube ho trovato questo strano ma simpatico brano... confesso che non mi dispiacerebbe ballarlo... :-D

martedì, febbraio 12, 2008

lunedì, febbraio 11, 2008

Sacre Caste Tanghere: il Branco.

Carissimi compari e compadritos di milonga, vorrei sollevarvi una questione spigolosa che mi lascia perplessa sempre di più.
Entro in milonga solitamente con la mente sgombra e le braccia aperte a varon invitanti, disponibile a sperimentare sempre nuovi abbracci o a confermare sodalizi di successo; faccio una veloce verifica con la mia coscienza tanghera e mi dico che non sarò certo Ginger Rogggers o Santa Maria Plazaola de Buenos Aires, ma mi sento ottimista ed in grado di reggere l’abbraccio di un bravo varon. Con questa predisposizione d’animo m’immergo nel periglioso mare della Milonga.

Come da manuale, arrivano i nuovi ed i noti abbracci; tutto fila caldo e morbido come una tanda di Pugliese, finché, mentre mi trovo in pausa “asciugatura”, mi guardo intorno...
“Ho visto cose che voi umani non potete capire”! Ops, mi è scappata la citazione, sorry!
Ma in effetti ho visto cose che non si possono capire; almeno io, da cane sciolto qual sono, senza padrone e senza idoli, non le capisco.
Ho visto branchi di tangheri stretti in gruppi per scaldarsi a la luz del loro reciproco splendore; caste chiuse in cui sembra impossibile far breccia senza aver superato qualche strano rito d’iniziazione.
I membri di tali tribù sembrano gestire rituali scambisti in cui il gioco delle coppie viene ripetuto sera dopo sera; in questo gioco i personaggi non cambiano, ma si scambiano tra loro.

Confessare di volere invitare uno della casta per una tanda ha il sapore dell’eresia, osare invitarlo è un vero sacrilegio!
Come sacerdoti di un sapere esclusivo e segreto, si aggirano tutta la sera, levitando nel narcisistico vapore del loro ego e guardando tutti noi con sguardi acquosi, inconsistenti, per sottolineare che ci guardano ma non ci vedono; si siedono tutti vicini e se mai un impudente pretendente esterno al branco azzarda un invito, tuona potente il NO della risposta; se per concessione divina riesci a ballarci e ti scappa un minimo errore, anche solo una diversa sfumatura d’intenzione, l’oblio dell’esilio è il destino che ti attende!

A volte mi sembrano come i birilli del bowling: tutti dritti, allineati e rigidi nei loro ruoli ingessati! E penso che mi piacerebbe tanto lanciargli contro una bordata per fare uno strike col botto!
Voi che ne dite? Giochiamo a bowling alla prossima milonga?!!

Buon lunedì a tutti!

venerdì, febbraio 08, 2008

Murat Erdemsel, cose turche!

Murat è un ballerino fenomenale. Nasce ad Istanbul, crocevia tra Europa e vicino Oriente e città che da sempre ha avuto grande attenzione per il tango (vedi il famoso festival). Murat vive ed insegna tra New York e Washington ed è un'altra conferma che anche un non-argentino può arrivare a livelli eccellenti. Chi crede che io detesti a priori il tango aperto avrà da riflettere. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, secondo me, è straordinario. La musica purtroppo s'interrompe bruscamente ma l'evento rende un pizzico di ironia al video....



giovedì, febbraio 07, 2008

Roberto Herrera y Tamara Bisceglia


Dancer:Roberto Herrera y Tamara Bisceglia
Music:"Tres esquinas"
Semi-finales Mundial Tango Buenos Aires - 2006

mercoledì, febbraio 06, 2008

"Dei delitti e delle pene" - Jean Fajean

Vorrei condividere con voi la lettera di Jean Fajean, direttore di "Tangueros Newsletter", riguardo alle milonghe di tutto il mondo. Credo che ci siano parecchi punti sui quali riflettere e dai quali prendere insegnamento per il futuro approccio con quel luogo dell'anima chiamato "milonga".

"DEI DELITTI E DELLE PENE

Quella del tango è una comunità di molta lagna: il rilevarlo non solo fa parte di ciò che vorrebbe denunciare, ma lo incrementa, per cui stavolta mi darò poco spago. E’ noto a tutti che il milonguero tipico è uno che si lamenta: dei prezzi delle milonghe, innanzi tutto, ma anche delle maniere dei suoi colleghi che proprio qui dentro dovrebbero, non si sa per quale miracolo, trasformarsi in buone. In misura non minore si rammarica del suono, delle emissioni dei disc-jockey e del ballo altrui, a cominciare da quello del compagno. Il piso poi è sempre lacunoso, le bibite solo acquatiche, il microclima illegale, il guardaroba non iscritto alla Siae. Come nella canzone di Tom Waits “The piano has been drinking”, per questo guastafeste non c’è mai niente che funzioni. Se la musichetta della tasca trova ovunque dei fans accaniti, l’ufficio Altri Reclami raccoglie solo petizioni sommarie.

A Londra vogliono regolare il traffico in pista con i lanes, le corsie, e magari i guardrail; a Roma propongono comitati etici e volantinaggi, cui seguiranno, immagino, ispettori, conflict managers e i Caschi Blu. A Milano ora c’è la moral suasion microfonica: l’altra sera, per la prima volta in venticinque anni di tango, ho sentito un esercente dire ai ballerini come dovevano ballare; e quel che è peggio, dirlo tra gli applausi degli sgridati.

Come le lamentatrici professionali di antica tradizione, molti deploratori del tango “piangon del mal che non li tocca”, quando meglio farebbero a lasciarsi toccare. Tra le alte querele non mancano neppure i cultori di malintesi, i burocrati del cabezeo “non invasivo” e dei codici vintage: alla mancanza di tatto costoro contrappongono l’abbondanza giuridica e la riesumazione di vecchie usanze.
In certe milonghe del Nord-Est arrivano a distribuire gli uomini da una parte e le donne dall’altra, come all’ospedale. Perché allora fermarsi qui e non affiancare alle orfane delle finte mamme minacciose? Perché non suonare i dischi con il Wilco e non ungersi la pelata con Glostora?

La realtà è che se in una milonga non c’è la danza, non c’è niente. O almeno niente per cui valga la pena lagnarsi. Ucciderne la tensione verso la bellezza e il sogno cocciuto di mondo abitabile “qui e ora”, è l’unico vero delitto.

Queste piste, nonostante tutto, sono luoghi di felicità pratica e condivisa, degli spazi liberati dal buon senso, dai regolamenti e dalla strombazzata “ragionevolezza” che hanno spinto molti di noi a varcarne le soglie, incuranti del babau della biglietteria.
Le sue quattro pareti specchianti, gli occhi da cui ci lasciamo guardare, ci restituiscono la verità su di noi, o meglio quella che ancora siamo capaci di incarnare. Il tango non la dice per intero, ma nemmeno riesce ad occultarla. E qui sta la pena."

Jean Fajean

The Tangueros Newsletter
n.64, anno IX, 1 febbraio 2008
direttore: Jean Fajean
news@thetqr.org

martedì, febbraio 05, 2008

Melina Sedo & Detlef Engel


dance to the Tango "Mirame de frente" by Enrique Rodriguez in Lyon, France. September 2007.

lunedì, febbraio 04, 2008

Maria de Buenos Aires a Messina!

MARIA DE BUENOS AIRES di Astor Piazzolla, testo di Horacio Ferrer
Teatro Vittorio Emanuele di Messina
8 FEBBRAIO 2008 - ore 21.00
9 FEBBRAIO 2008 - 21.00
10 FEBBRAIO 2008 - 17.30

Maria - Patricia Barone
(Cantor) - Sebastiàn Holz
El Duende - Juan Vitali

Quinteto Fundaciòn Astor Piazzolla
Ensemble Fundacion Astor Piazzolla
Coro
Direzione musicale Julian Vat
Maestro del coro Crstina Casal
Direzione artistica generale e costumi: LAURA ESCALADA PIAZZOLLA

Prezzo biglietti da 40 € (platea) a 10 € (II galleria).
Biglietteria online

Sinossi
Maria de Buenos Aires, la tango operita di Astor Piazzolla è stata eseguita per la prima volta al Planet Theatre di Buenos Aires nel maggio del 1968 e da allora ha conosciuto un incredibile successo mondiale.
La musica usa il linguaggio del nuevo tango, a cui Piazzolla deve la sua notorietà.
Questa produzione presenta la veste originale dell’operita, come era stata concepita da Astor Piazzolla: in forma semi-scenica, con tutti i musicisti presenti sul palco assieme alle voci soliste e al coro. La regia e i costumi sono di Laura Escalada Piazzolla, vedova del compositore, che presenterà lo spettacolo.

Trama dell’opera
L'argomento trae spunto da una sorta di leggenda metropolitana che narra di Maria, operaia di un’industria tessile di Buenos Aires che, dopo essere diventata una cantante di tango, entra in una casa di tolleranza dove muore quando è ancora molto giovane. Maria viene seppellita nella Buenos Aires degli Anni Dieci e su di lei crescerà la città.
Questo personaggio, la cui esistenza vive nell'immaginario dei cittadini di Buenos Aires, tra la realtà e il sogno, con la sua intrigante ambiguità offre lo spunto per una grande metafora che di fatto assimila la città rioplatense con le sue violenze, i suoi drammi, le sue leggende, le sue magie.
Nel racconto di Ferrer, la vicenda si colloca nella Buenos Aires moderna. Compare El Duende, una sorta di demone che per gioco va sulla tomba di Maria, dove è già cresciuto l'asfalto della città e la fa rivivere, facendole fare la stessa tremenda vita che aveva fatto in precedenza.
Nel corso dell'opera compaiono tutta una serie di personaggi surreali, come il Bandonen, altro demone che seduce Maria portandola nel campo del male per la seconda volta. Questi personaggi sono le figure che popolano i bassifondi di una tipica metropoli di porto: ladri, prostitute, protettori, ubriaconi, assassini.
Essi si relazionano con la protagonista accompagnandone e condizionandone l'esistenza.
I diversi episodi si muovono tra luoghi, ambienti, rievocazioni e stati d'animo della città come le bettole, le interminabili e violente partite a carte, i timidi corteggiamenti di ragazzi senza speranza, gli stupri, i rumori di una città palpitante di morti e di resurrezioni.
Metafora e simbolismo sono il sale di tutta la vicenda. Il testo di Ferrer ricorre più volte all’evocazione delle simbologie numeriche; mescola in un tradizionale rito latino-americano il sacro e il profano; ambienta molti momenti in Natali e Pasque di irriverente sacralità laica.
Alcuni personaggi sono poi in stretto riferimento con la cronaca della Buenos Aires degli Anni Sessanta, come gli psicoanalisti, pensati addirittura in esercito organizzato, tanto erano numerosi e agguerriti in Argentina in quegli anni di grande crisi economica, che produceva nevrosi, perdita di identità e disperazione.
Tutto il racconto si sviluppa attorno ad allucinanti metafore nelle quali Maria/Buenos Aires sorge da un inferno grottesco (le fogne della città), vi affonda e riemerge, alternando la disperazione della sua esistenza con il ricordo triste delle proprie origini e le immagini di un paradossale e segnato futuro. Le tristi vicende di Maria sono infine sublimate in un atto di partenogenesi per la quale, morendo, ella genera repliche di se stessa, così come la città di Buenos Aires produce ogni giorno infinite storie di vita e di morte.

venerdì, febbraio 01, 2008

Desaparecidos Tango

A pochi giorni dalla commemorazione della Shoà, il mio pensiero di tanghera è andato anche alle migliaia di vittime del Golpe in Argentina, i 30.000 Desaparecidos. Ho visto un documentario proprio qualche settimana fa. Ho poche parole da dire, perchè non ci sono parole.
Riporto qui una ricostruzione condotta da studenti dell'Istituto Copernico, a seguito di un incontro con Josè Luis Tagliaferro, esiliato dall'Argentina nel 1978 e attualmente direttore del CESPI (Centro Studi Problemi Internazionali) di Milano.
In calce, pubblico un video realizzato in occasione dei 30 anni del Golpe.
Il testo del brano dei Gotan Project richiama la tragedia di quella "Epoca", dimostrando ancora una volta come il Tango si colora sempre delle vicende del popolo argentino.

L'ARGENTINA DEI DESAPARECIDOS
30.000 scomparsi
"In Argentina morirà il numero di persone necessario per conseguire la sicurezza del paese."

"Il terrorista non è solo chi porta i fucile o mette una bomba è anche colui che diffonde idee contrarie alla civiltà occidentale."Generale Jorge Rafael Videla, capo della giunta militare argentina dal 1976 al 1981.

Tra il 1976 e il 1983 in Argentina scomparvero 30 mila cittadini: oppositori politici, intellettuali, studenti, sindacalisti, lavoratori, religiosi e persino bambini. Tutte queste persone furono illegalmente sequestrate, torturate, uccise e fatte sparire nel nulla. La repressione fu parte di un piano illegale ma preordinato e sistematico, eseguito da militari agli ordini dei comandi più alti delle forze armate del paese.(...)

INTERVISTA A JOSE' LUIS TAGLIAFERRO
Le ragioni della repressione

In Argentina la repressione venne condotta in modo organizzato. I militari al potere non ripeterono gli errori di Pinochet, che subito dopo il colpo di stato riunì migliaia di oppositori nello stadio di Santiago del Cile: le immagini di un campo di calcio trasformato in enorme lager a cielo aperto fecero il giro del mondo e provocarono una forte reazione dell'opinione pubblica internazionale. In verità la dittatura di Pinochet non fu nemmeno una delle più crudeli: in Paraguay Stroessner fece anche cose peggiori ma rimase al potere trenta anni e il suo nome è praticamente sconosciuto al grande pubblico. Il fatto è che molto spesso anche le grandi firme giornalistiche presentano i dittatori come Videla o Pinochet come dei perversi, bestie assetate di sangue. E' una cosa sbagliatissima, non bisogna fermarsi all'apparenza. E' vero che ad esempio il generale Galtieri [capo della giunta militare argentina dal 1980] era davvero un ubriacone e un depravato, ma non è la cosa essenziale. Dietro Galtieri, dietro Videla, non c'era perversione, ma dei progetti ben chiari, strutturati. Le ragioni vere non stanno nella crudeltà dei singoli individui, stanno negli interessi economici.
Le radici economiche
Trent'anni fa in America Latina vi erano Paesi che godevano di una forte autonomia e di solide economie. In particolare l'Argentina era un paese forte, dotato di uno stato sociale avanzato (l'analfabetismo, ad esempio, era stato debellato un secolo prima) e di enormi risorse naturali tutte, in mano pubblica: petrolio, carbone, petrolchimico, energia elettrica, senza contare tutto il sistema dei trasporti e delle ferrovie. Il piano di riforma della giunta militare che andò al potere nel 1976 mirava alla disintegrazione dell'economia nazionale nell'ottica di un progetto di privatizzazioni che avrebbero favorito non gli interessi nazionali, ma quelli di investitori privati stranieri e delle grandi compagnie multinazionali. La repressione fu funzionale a questo progetto e mirò a eliminare preventivamente ogni possibile opposizione. La necessità di combattere il terrorismo, addotta dai militari durante i processi come ragione principale della repressione, fu soltanto un pretesto, poiché la guerriglia era in Argentina un fenomeno assolutamente limitato: secondo le fonti della CIA le organizzazioni armate potevano contare al massimo su 350 combattenti. Figuratevi cosa possono contare 350 persone in un Paese di 30 milioni di abitanti: praticamente niente! Quindi queste organizzazioni guerrigliere non erano poi così pericolose per il potere. In sostanza, venne colpita duramente tutta una fascia generazionale, in particolare certe professioni, per impedire preventivamente ogni sviluppo delle organizzazioni popolari. Si trattò quindi di un piano politico basato su un progetto di controllo economico.
I metodi della repressione
Per i sequestri, che potevano avvenire anche in pieno giorno e in luoghi pubblici, usavano quasi sempre lo stesso tipo di auto: una Ford Falcon, senza targa: era un modo di identificarsi senza identificarsi, dire "siamo noi che portiamo via la gente, ma voi non sapete chi siamo. Noi portiamo via molte persone, il loro destino potete immaginarlo, ma non lo sapete".
Gli oppositori erano sequestrati a casa loro, a scuola o sul luogo di lavoro da una "patota" di militari in borghese. Il sequestrato veniva incappucciato e gettato sul pavimento dell'auto.

Poi la tortura. Lo strumento usato era la picana elettrica, uno strumento molto semplice, facile da costruire, che può funzionare con la corrente a 220 volt o con una batteria come quella di un'automobile. Consiste in un autotrasformatore, reperibile in qualsiasi negozio di materiale elettrico, in cui entrano i pochi volt della batteria o i 220 della rete elettrica e dall'altra parte escono 6, 8, 10 mila, 15 mila volt.
All'uscita vi è un manico e due elettrodi separati sulla punta, usati per bruciare la pelle e la carne. Vengono utilizzati nella vagina, sui testicoli, sul pene, sui seni, sulle gengive e sugli occhi. E' uno dei metodi applicati in modo massiccio anche perché poteva essere usata già sull'automobile immediatamente dopo il sequestro.

La repressione illegale
In Argentina la repressione è stata condotta in modo scientifico, studiando le reazioni delle persone: le sessioni di tortura venivano seguite da un medico per evitare che i detenuti morissero prima di confessare, mentre i metodi di interrogatorio applicavano le indicazioni di un'équipe di psicologi. E' accertata anche la presenza di cappellani militari che assistevano alla tortura. Dal 1976 al 1983 in Argentina funzionarono 340 campi di detenzione clandestina, equamente ripartiti tra esercito e marina militare, che avevano stabilito di dividersi i compiti: la sinistra marxista veniva repressa dall'esercito, mentre la marina si occupava della sinistra peronista e dei montoneros, rinchiusi in campi di detenzione più piccoli, come il famigerato "Olimpo" che dà il titolo al film. Il campo di concentramento più grande era quello Campo de Mayo, una caserma enorme, gestita dall'esercito: sappiamo addirittura che qui erano conservati i corpi imbalsamati di tre capi guerriglieri, con i loro abiti e le armi originali. Questo museo dell'orrore, allestito dentro la caserma è stato fatto sparire dai militari al ritorno della democrazia, ed ancora oggi si ignora che fine abbiano fatto i "reperti" esposti. In luoghi come questo torturavano i prigionieri per due o tre mesi, poi li uccidevano o insistevano con la tortura fino a provocarne la morte, oppure li lasciavano a morire senza alcun tipo di assistenza medica. I corpi venivano sepolti in fosse comuni, bruciati o mutilati per evitarne il riconoscimento; centinaia furono anche i prigionieri narcotizzati e gettati in mare vivi dagli aerei militari.
A volte i militari facevano in modo di far ritrovare dei cadaveri irriconoscibili o addirittura liberavano qualche prigioniero allo scopo di far trapelare qualche notizia e creare nella società un clima di terrore. Tale meccanismo di creazione del terrore rappresenta un deciso salto di qualità dal punto di vista repressivo rispetto ai metodi applicati per esempio in Cile.
La desaparicion (o scomparsa forzata)
Avete visto in "Garage Olimpo" che a volte i militari permettevano ai prigionieri di mettersi in contatto con i familiari. C'è una signora, che vive ancora in Argentina, moglie di un desaparecido. A lui per almeno un paio di mesi venne concesso di telefonare a casa ogni due giorni. Gli permettevano di fare delle telefonate anche abbastanza lunghe. Dopo due mesi le telefonate cominciarono ad essere ogni tre giorni, poi ogni cinque, poi una volta alla settimana, poi ogni quindici giorni e poi ogni tre mesi. Una volta lui le disse: "Non so se mi faranno richiamare ancora, vedo che qui le cose si mettono male". L'ultima telefonata giunse dopo altri sei mesi. Questa donna non ha mai recuperato il corpo del marito e ancora oggi, a distanza di vent'anni, quando sente il telefono che squilla, corre a rispondere, perché aspetta ancora la telefonata del marito. Non può e non riesce a rifarsi una vita perché ogni istante per lei è tornare nel passato. Vedete come la scomparsa forzata sia un metodo di tortura sottile e raffinato, perché lascia in chi rimane una disperazione che non può essere guarita. Nel caso dei desaparecidos cosa succede? Il cadavere non c'è. C'è solo l'incertezza. Nessuno sa cosa sia successo veramente e allora si resta in quella attesa che porta alla pazzia. Per esempio una delle nonne di Plaza de Mayo ha lasciato la camera del figlio, scomparso da venti anni, così com'era: bandierine, libri, quaderni, ogni cosa in ordine, in attesa: perché se è lei a dover decidere che il figlio è morto, è come se lo stesse uccidendo. Immaginate che tortura sia per un genitore dover determinare la morte di un figlio. Qui non c'è via d'uscita, non c'è scampo. La scomparsa forzata è sicuramente un metodo tra i più crudeli in assoluto, perché non solo hanno torturato e ucciso questi ragazzi, ma hanno torturato, e continuano a torturare la famiglia, gli amici, i conoscenti. Il desiderio più grande di queste madri e di tutti i familiari è ritrovare il corpo dei loro cari o almeno una testimonianza della loro morte. E' bellissimo, è una grande liberazione.
Gli "altri"
Nessuno vedeva né immaginava quello che stava succedendo veramente nella città, in questi posti nascosti. Trovo oggi delle persone, amici, parenti, che piangono e affermano:"Io non sapevo niente, non immaginavo le reali dimensioni della cosa. Si sapeva che torturavano, si sapeva che uccidevano, però sembrava una cosa molto limitata". La gente parla così, persone buone parlano così. Questo perché a volte scatta un istinto di autoprotezione, di autodifesa, che è impressionante. Vi racconto una episodio che mi coinvolge direttamente: il figlio del mio migliore amico che, ristabilita la democrazia, era già al liceo, viene eletto rappresentante della sua classe. Arrivato a casa, molto contento, dice: "Mamma, guarda che fiducia hanno in me i miei compagni! Mi hanno votato! Sono quello che ha avuto più voti!". E la madre resta bloccata. Lui chiede cosa succede e lei, con una rabbia enorme: "Tu domani ti dimetti! Immediatamente! Ti dimetti e basta!". Dopo una lunga discussione la madre spiega il perché della sua reazione: non bisogna accettare questo incarico perché "Ti capiteranno gli stessi guai dello zio José Luis, anche lui ha cominciato così, facendo politica a scuola, poi all'università. Magari arriverà un altro colpo di stato e, o ti ammazzano o devi lasciare il paese". Vi racconterò ora un'altra storia semplice: un giorno una psicologa argentina, una bravissima professionista, mi disse: "Non sapevo che succedevano queste cose, sapevo che portavano via la gente, pensavo che le portassero in galera, io non ero consapevole di quello che succedeva". Voleva giustificarsi con me.Vi sto parlando di una persona colta, una persona sensibile. Ci sono, quindi, dei meccanismi nella nostra testa che sono difficili da controllare perché difendersi, proteggersi, è normale, è naturale. Tutti noi riusciamo ad abituarci alle situazioni più terribili. Siamo degli animali che si adeguano a vivere in qualsiasi tipo di ambiente. Se bisogna stare zitti e non parlare con nessuno, riusciamo a stare zitti e non parlare con nessuno! Durante la dittatura militare se salivate sull'autobus c'era un silenzio mortale, la gente non parlava in pubblico perché qualsiasi parola poteva metterti nei guai. Non si potevano riunire più di cinque persone, nemmeno per una festa di compleanno, per nessuna ragione. E tutte queste cose che ci sembrano assurde (e che lo sono), diventano qualcosa di quotidiano e normale.




"EPOCA" - Gotan Project
Si desapareció
en mi aparecerá
creyeron que murió
pero renacerá
Llovió, paró, llovió
y un chico adivinó
oímos una voz, y desde un tango
rumor de pañuelo blanco
No eran buenas esas épocas
malos eran esos aires
fue hace veinticinco años
y vos existías, sin existir todavía
Si desapareció
en mi aparecerá
creyeron que murió y aquí se nace,
aquí la vida renace
No eran buenas esas épocas
malos eran esos aires
fue hace veintinco años
y vos existías
No eran buenas esas épocas
malos eran esos aires
fue hace veinticinco años
y vos existías, sin existir todavía
UNA MUSICA BRUTAL
Descubrimos vos y yo
en el triste carnaval
una música brutal
melodías de dolor
Despertamos vos y yo
y en el lento divagar
una música brutal
encendió nuestra pasión

Dame tu calor
débete mi amor

I Colori dell'Egeo - Tango Crociera


dal 2 al 9 giugno 2008

"CROCIERA TANGUERA"

I COLORI DELL' EGEO

Grecia e Turchia

con: Fernando Serrano y Caterina Perre Marisa Van Andel y Oliver Koch

musicalizador: Horacio Luis Quota

nave: COSTA ROMANTICA

partenza: Civitavecchia 2 giugno h 17,00

soste : Catania, Patmos , Smirne , Mikonos e Santorini


Costi per persona in cabina doppia:
Euro: 780,00 : prime 40 persone entro 28 febbraio 2008
Euro: 830,00 : antro 30 marzo 2008
Euro: 860,00 ad esaurimento posti
supplemento cabina singola: 65%
supplemento cabina esterna: 130,00 euro
costi includono: soggiorno in pensione completa, corso di tango, serate di milonga, tasse portuali: 115,00 euro

Per informazioni:
"ARGENTINOtango"
Alessandro e Francesca Argentino
333.9449790; 349.3716672
Métempsycose Isabel Camps Laredo Montoneri Gianluca Leone MicMac Giannicola Manuela Anania Sergio La Pigna

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